lunedì 30 aprile 2012

Non abbiamo che i nostri sorrisi


Nel mese di Gennaio, come tutti gli anni dai giorni del pellegrinaggio, abbiamo inviato una somma in denaro - 1,470 euro - a Sour Sophie e alle altre Figlie della Carita' di San Vincenzo, per un aiuto concreto alla gestione dell'orfanotrofio. Poche settimane dopo ci e' giunto un messaggio di ringraziamento da parte della piccola comunita' di Betlemme e la notizia che il 2 Febbraio e' stata celebrata una messa presso la Grotta della Nativita' per le intenzioni del nostro gruppo di amici pellegrini. Pubblico integralmente il messaggio qui sotto. Di seguito, riporto un aneddoto personale che credo spieghi bene, al di la' delle povere parole con cui lo descrivo, quale sia il legame di reciproco affetto e riconoscenza che c'e' tra noi e la Creche.

***

Carissimi amici, 

Non siamo altro che dei bambini che non sanno scrivere e non posseggono ancora le lingue ma noi possiamo lo stesso esprimervi tutta la nostra riconoscenza per tutto cio' che fate per noi, perche' il linguaggio del cuore e dell'AMORE e' universale!
D'altronde non e' questo il messaggio sempre attuale che un piccolo bambino, nato come noi a Betlemme duemila anni fa, e' venuto ad offrire al mondo?
Non abbiamo che i nostri sorrisi, i nostri mormorii di neonati, le nostre risatine, le nostre marachelle, le nostre tristezze, le nostre gioie, i nostri pianti di bambini e soprattutto tutto il nostro affetto da offrirvi in ringraziamento del vostro amore per noi che, anche se e' a distanza, ci tocca molto e ci rende felici. 
Allora tutti insieme vi canticchiamo un caloroso grazie per la vostra attenzione e il vostro amore che ci permette di vivere giorni felici in questo piccolo angolo di cielo che e' per noi la creche!
E soprattutto non dimenticateci mai! 

I bambini della Creche di Betlemme

***

Il 2 Febbraio, il giorno in cui e' stata celebrata la "nostra" messa presso la Grotta della Nativita', ero ancora in sala di rianimazione, dopo la delicata operazione chirurgica a cuore aperto subita il giorno prima. Ripresi conoscenza attorno alle tre del mattino, anche se di quei momenti non ho un ricordo molto nitido. So solo che non ero attaccato ad un respiratore (respiravo per conto mio), non provavo ne' angoscia ne' particolari dolori e la cosa mi fece sentire incredibilmente sollevato.                        

Eppure, avevo trascorso mesi e mesi prima dell'intervento tra ansie e paure di come sarebbe stato il risveglio da intubato in terapia intensiva. Una fissa, un punto debole a cui la mia testa andava e tornava continuamente, cercando di immaginare per poter poi meglio sopportare... Ma in effetti non c'era modo di farsi coraggio, perche' quel momento, ineluttabile, mi appariva sempre al di sopra delle mie possibilita'.

Laddove non sono arrivate le mie forze e' arrivata, invece, la preghiera silenziosa, amorevole e vicina della comunita' di Betlemme ed e' stato cosi' che una delle intenzioni degli amici di Don Luciano e' stata ascoltata, raccolta ed esaudita. E non c'e' ragione di dubitare che sia stata l'unica.

Collaboratori