Pranzo veloce, senza possibilita’ di digerire e riposarsi un attimo: il programma della giornata prevede la salita al monte Tabor e la visita di Cana. Sara', ma Vittorio (la guida) inizia a rendersi un po' antipatico con quel suo cipiglio autoritario e soprattutto per i ritmi serrati che ci impone.
Facciamo un pezzo della salita (fino ad Afula?) con il pullmann e l’ultimo tratto con dei taxisti piuttosto scontrosi. Raggiungiamo l'aerea in cui sorge la Basilica della Trasfigurazione, eretta lo scorso secolo dall'architetto italiano Antonio Barluzzi, che in Terra Santa ha firmato molte altre opere. Questa e' senz'altro una delle meglio riuscite. La chiesa in effetti e' splendida. La facciata richiama le tre famose tende che Pietro voleva piantare dopo aver visto la trasfigurazione di Gesu' e l'apparizione dei profeti Mose' ed Elia. Di mistico, tuttavia, il luogo non ha un gran che, colpa del vociare della gente tutta attorno e colpa dei profumi di carne alla brace che provengono dai giardini all’ingresso del sito, dove c’e’ qualche famiglia di musulmani accampati per un picnic. Alcune delle nostre donne dimostrano le loro doti botaniche riconoscendo, all'ingresso del sito, alcune piante di pepe.
La vista che si gode da lassu' e' mozzafiato, nonostante i contorni un po' sbiaditi. Dalla balconata, si domina tutta la pianura (la "Valle di Jezreel"), fino ai confini con la Giordania. Di fronte a noi le alture (si fa per dire) del Gilboa, dove - secondo il racconto biblico - il re Saul perse la battaglia contro i Filistei e ferito e addolorato si fece trafiggere con la sua spada dallo scudiero. Vittorio ci indica i campi di cotone e le altre aree coltivate che lo Stato mette a disposizione degli agricoltori. Interessante il confronto tra un kibbutz israeliano di duecento abitanti, molto ordinato e pieno di verde e poco piu' in la' un paesino a maggioranza palestinese, delle stesse dimensioni, con tantissime case, addossate l'una sull'altra. Secondo Vittorio, conterra' almeno duemila abitanti. Dieci volte tanto!
Cerchiamo un angolo appartato dove poter pregare. Ci sono aree coperte da incantevoli pergolati che riparano dal solleone. Don Luciano ci propone una riflessione sul tema della trasfigurazione, manifestazione della bellezza di Cristo. A questo punto il commento tocca a Claudio: la spiritualita’, aiuta a riscoprire questa bellezza.
Il Don ci concede un quarto d'ora di meditazione personale. Vedo Biste rannicchiarsi poco piu in la' in un angolino, con la testa fra le braccia. Io so esattamente dove andare: la balconata e' il posto che fa al caso mio. Un contemplatore di panorami come me non chiederebbe di meglio. Alcuni si rifugiano in chiesa, dove un gruppo di italiani intona canti che sostengono la contemplazione.
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