lunedì 21 aprile 2008

San Giovanni d'Acri

La giornata di oggi sara' essenzialmente impiegata per il trasferimento dal nord al centro di Israele, come ci ripete piu' volte (fino alla noia) la nostra guida. Ma niente paura: gia' a partire da questa mattina, avremo modo di fare delle tappe molto interessanti, sia dal punto di vista turistico che religioso. La prima di queste e' Akko (San Giovanni d'Acri).

La città di Akko, principale porto della Palestina all'epoca dei crociati e oggi dichiarata patrimonio dell'Unesco, sorge su una stretta lingua di terra circondata dal mare (che piacere rivedere il Mediterraneo!). Il pullman ci lascia in un parcheggio, attorno al quale si dipartono vicoli stretti, con vecchie case di pietra bianca e palme altissime. Di fronte a noi, mura e scalinate di pietra vertiginose verso le quali Vittorio si dirige con fare sicuro. Lo seguiamo arrampicandoci senza fretta, ma superato il primo ostacolo, intravediamo dal basso altre scalinate che salgono e scendono lungo i profili dell'imponente cinta muraria. Ci guardiamo e tacitamente ci accordiamo per il trasporto di Manu.

Per la strada, noto un calzolaio che lavora nella sua bottega, mentre piu' avanti ci sono alcuni ragazzi che giocano. Superiamo un cortile, oltre il quale troviamo un carretto abbandonato, tutto addobbato, ed una vecchia auto scassata. La strada prosegue dentro ad un labirinto fino ad un antico ed ampio caravanserraglio arabo, magnificamente conservato. Chissa' che splendore doveva essere quando brulicava di abili mercanti provenienti dal mare! Adesso che e' stato svuotato di merci e funzioni, ha l'aria desolata e nobile di tutti i monumenti eretti ad un passato glorioso. Passiamo attraverso un coloratissimo suq dai mille profumi (ma anche dagli odori meno gradevoli), dopo aver svoltato un angolo di strada sormontato da una volta con una lastra di pietra, raffigurante il leone di Venezia. La cosa non ci deve stupire, spiega Vittorio. Le repubbliche marinare italiane (Amalfi, Genova, Pisa e Venezia) ebbero un ruolo molto importante durante l'epoca delle crociate: con le loro flotte, offrivano un supporto logistico indispensabile per le imprese degli avventurieri diretti in Terra Santa, ricavandone in cambio diritti e privilegi sulle basi commerciali strappate agli arabi e sui relativi traffici da e verso l'oriente.

Vittorio ci guida fino ad un chiostro curato, con aiuole ed alberi, sul fondo del quale si trova l'accesso alla città crociata sotterranea. Scendiamo attraverso un varco e visitiamo una serie di grandi ambienti piuttosto bui (Sale dei Cavalieri), liberati dai detriti e calcinacci accumulati nel corso dei secoli. Con molta cura le volte del soffitto sono state puntellate con pilastri di cemento: la guida ci fa notare che sopra le nostre teste vive un'intera, pesantissima città (in particolare, ci troviamo sotto la moschea dalla cupola verde di Al-jazzar) e questo ci fa accettare di buon grado la poca eleganza dei moderni, antiestetici piloni grigi. Oggi le sale fanno da sfondo a spettacoli teatrali moderni che Vittorio mostra di non apprezzare particolarmente. La corte ci dà l'idea di quale dislivello ci sia tra l'antica città e quella nuova, sorta sopra i detriti che hanno ricoperto la prima. Da questa corte, un tempo utilizzata come carcere, alcuni prigionieri hanno tentato la fuga scavando un tunnel: paradossalmente a loro si deve la scoperta delle sale sottostanti e proprio gli antichi muri hanno ostacolato il tentativo di fuga. Il cortile mostra, sul lato opposto rispetto alle sale visitabili, archi otturati dai detriti: altre sale che saranno presto ripulite.

Lascio la bella Akko, con la mente rivolta a quei lontani tempi di guerre e fervore religioso. Penso a quei Re e a quei Cavalieri di quasi mille anni fa, alle loro gesta epiche cantate dai piu' grandi poeti (Dante, Boccaccio, Tasso, per citarne solo alcuni) e romanzieri di tutti i tempi. Penso a San Francesco che sbarco' da queste parti, deciso a convertire il sultano di Babilonia e penso ai francescani e a tutti gli ordini di frati e suore che nei secoli, in mezzo a chissa' quante difficolta', con immensa dedizione, si sono presi cura di questi sacri luoghi. E penso al Saladino e quando a Natale si giocava al mercante in fiera e mio nonno, maestro dell'asta, declamava la preziosita' della carta che ritraeva il "feroce" guerriero, ricavandone poi sempre grandi soddisfazioni.

Nessun commento:


Collaboratori