lunedì 21 aprile 2008

Suor Donatella

E' sera. Saliamo sulla terrazza dell'hotel, da cui si gode un magnifico panorama sulla citta' e, in particolare, sulla collina di Beit Jala. Nel buio, spiccano le luci verdi dei minareti. Don Luciano è in un angolo del terrazzo, seduto al tavolino con una suora. Non ci stupiamo, l'hotel è gestito da religiose e pensiamo sia una di quelle che lavorano qui. Il Don ci invita a fare cerchio e ci presenta la suora: si chiama Suor Donatella, in realtà non lavora in questo hotel ma lavora comunque a Betlemme ed ha accettato di raccontarci la sua esperienza di missione in questi territori.

Suor Donatella lavora in un ospedale pediatrico, il Caritas Baby Hospital, l'unico presente nei territori occupati. Fu realizzato dal fondatore dell'ordine di cui fa parte, Padre Ernst Schnydrig, il quale, recatosi in Palestina nel Natale del '54, si rese conto di festeggiare la nascita di Gesù in una città dove i bambini morivano, per mancanza di strutture sanitarie specializzate.

Suor Donatella viene da Padova ed e’ in terra santa da quattro anni. Durante tutto questo tempo, ha avuto modo di capire come funzionano le cose da queste parti e ci racconta alcune sue esperienze drammatiche con calma, naturalezza, proprieta', ma anche grande passione. Affetta la realta’ come fosse burro. I suoi occhi hanno una luce speciale. Non so come siano fatti i santi, ma Suor Donatella e' quanto di piu' santo mi sia capitato di incontrare da che io ricordi.

Riporto il testo di un reportage [vedi articolo di Anna De Sacco su www.bumerang.it] segnalatomi da Antonio, che riassume molto bene cosa rappresenti il Caritas Baby Ospital oggi per la Palestina e i problemi che si vivono da questi parti.

Appeso all'entrata c'è il ritratto di Padre Ernest Schnydrig, il fondatore dell'ospedale. Doveva essere qui il giorno dell'inaugurazione, nell'aprile del '78, ma è morto di infarto due giorni prima. Arrivava dalla Svizzera ("Aiutiamo i bambini di Betlemme" è l'associazione italo-tedesca che sostiene l'ospedale) con l'intento di costruire una struttura imparziale e un ponte per la pace "in questa Terra Santa martoriata dai litigi religiosi".


Suor Eliana mi accompagna durante la mia prima visita all'ospedale, lei vive qui da 25 anni, ha visto la prima e seconda intifada, l'assedio di Betlemme del 2002 e ora il muro. "E' dal marzo di tre anni fa (2004) che anche a Betlemme è stato portato il muro. La città è isolata, la situazione economica è vicina al collasso. Ogni notte i lavoratori con il permesso temporaneo per raggiungere Gerusalemme, aspettano in fila per passare il check-point. Il muro divide, questo è il problema più grande che il Caritas Baby Ospital si trova ad affrontare", mi dice. Passare dall'altra parte è una lotta che non sempre si riesce a vincere e così Betlemme sembra sempre di più una prigione. "Una volta era possibile trasferire i bambini più gravi in ospedali israeliani, più attrezzati " dice Suor Donatella, che è all'ospedale da due anni e mezzo. "Ora il muro, i checkpoints, ci tagliano fuori. Il permesso per il bambino viene rilasciato facilmente, ma quello ai genitori no e un bambino da solo in ospedale non viene accettato". Problemi burocratici. Un permesso può arrivare in giornata come dopo settimane e nel frattempo? "E' successo che nell'attesa alcuni bambini siano morti qui da noi. Come si fa a non affezionarsi? Anche se ci passi assieme solo qualche ora al giorno, sono ore intense, sospese tra la vita e la morte.

La maggior parte dei bimbi ha malattie croniche metaboliche. I genitori si sposano tra loro, tra cugini, e quindi i figli nascono con gravi handicap, down o con pesanti scompensi cardiaci. E' dura veder morire un bambino così piccolo. Per fortuna non succede spesso, ma quando accade è difficile per le nostre infermiere (in prevalenza donne, ma ci sono anche quattro uomini) superare il trauma. Le altre patologie più diffuse sono quelle legate all'apparato respiratorio specialmente in inverno, e a quello intestinale, soprattutto in estate. Quest'anno l'influenza è stata tosta, ci ha fatto fare 3 mesi di straordinari. Allo stesso tempo è proprio la consapevolezza che questa struttura sia necessaria che ci fa andare avanti.

Ma non siamo qui solo per curare, vogliamo dare anche un messaggio di solidarietà, poter credere assieme a loro, ai palestinesi, che prima o poi la situazione cambierà". Ci sono 82 posti letto suddivisi in 3 reparti, 2 di pediatria e uno di neonatologia e in più un servizio di assistenza sociale. Le richieste sono superiori alle possibilità, il più delle volte non si può far pernottare la madre e i malati meno gravi si trattano in day-ospital e poi magari si fanno tornare qualche giorno dopo. Il problema rimane quello dello spostamento, arrivano pazienti anche da altre città, dal deserto.

Al di la' del servizio sanitario che facciamo, continua Suor Donatella, un'altra cosa che ci sta molto a cuore è il lavoro che sta portando avanti Suor Silvia. Lei racconta, periodicamente, la situazione di Betlemme attraverso storie di vita di gente che abita qui. Come quel signore che lavorava a fianco della Tomba di Rachele, un padre di famiglia. Di colpo il muro gli ha circondato il negozio portandoglielo via, in Israele. Ogni giorno lui torna li, si siede alla porta del negozio in attesa di nessuno, perchè quei cancelli rimangono chiusi. Non se ne vuole andare, la sua vita è sempre stata li', anche se prima o poi dovrà cedere. Torna a casa la sera non avendo preso niente. Probabilmente la sua è anche una forma di protesta per non mollare la sua terra al di la di quel muro che lo divide dalla sua famiglia, dal suo negozio. Forse è anche speranza. Una speranza che è nera perchè prima o poi si prenderanno anche quel pezzettino che manca e butteranno giù la sua casa. Magari non riesco ad essere ottimista per questa persona, ormai il muro l'hanno costruito ed è difficile che lo buttino giù a breve. Per il futuro della Palestina però ho molta speranza. Se si riuscisse a creare una rete di solidarietà sono certa che i vantaggi arriverebbero presto e i betlemiti riavrebbero la loro dignità. Il popolo di Betlemme ce la farà a rinascere.

Queste notizie vorrebbero dare voce quindi a chi non ne ha, far conoscere ai nostri amici italiani quel che succede "dietro le quinte", dietro le news della tv. Ci siamo rese conto che in Italia si sa molto poco della vita in Palestina, è difficile capirlo da lontano... Venite a vedere! Non è da schierarsi, ma voler conoscere la realtà, quello si'! Per ora abbiamo avuto riscontri positivi alla newsletter di Suor Silvia, c'è molta gente che vuole aiutare. La settimana scorsa, ad esempio, è stato qui un gruppo di operatori turistici che voleva visitare l'ospedale e allo stesso tempo cercare di capire la situazione. Non avevano idea di cosa Betlemme stesse vivendo. Li hanno sconvolti tantissimo gli hotel e i ristoranti chiusi".
Il nostro suggerimento allora è questo: se Betlemme ha sempre vissuto di turismo, aiutiamola a riprendersi da questo punto di vista, sensibilizzando le diocesi, le parrocchie e anche le agenzie turistiche in modo che il pellegrinaggio almeno per due notti si possa fermare a Betlemme. Per i visitatori sarebbe un'opportunità in più per vedere Betlemme con la dovuta calme, e per l'economia locale un grande impulso. E' pericoloso girare per Betlemme e fermarsi la notte? Assolutamente no.

Ci salutiamo, suor Donatella rientra all'ospedale, la seguo finchè attraversa il piazzale asfaltato, poi sparisce, ci sono un sacco di bambini ad aspettarla... Il Baby Ospital davvero non chiude mai.

Oltre a tutto questo, mi colpisce molto il giudizio che Suor Donatella esprime in merito alla situazione politica e ai possibili sviluppi futuri per le terre al di qua del muro: il suo parere e' che lo stato palestinese non ha nessuna speranza di nascere e questo perchè le gerarchie politiche o sono corrotte e senza cultura di stato (nei territori, fino ad ora, ha regnato la piu' totale disorganizzazione), oppure, nel caso dei nuovi leader di Hamas, sembrano solo preoccupate di tenere alta la tensione con Israele. In realtà, la gente comune, di qua e e di la’ dal muro, palestinese come israeliana, vorrebbe solo la fine delle ostilita'. Probabilmente per la maggior parte di loro andrebbe bene anche un solo stato, dove tutti possano vivere nella pace e nell’abbondanza.

Suor Donatella si trattiene a lungo in nostra compagnia: le domande sembrano non finire mai! Lei con pazienza risponde a tutti, fino a che il Don ci invita a salutarla e a riflettere su tutto quello che abbiamo sentito stasera. Come sempre, non a tutte le domande si puo' dare una risposta pronta e definitiva: occorre meditare...

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