lunedì 21 aprile 2008

Haifa e Monte Carmelo

Riprendiamo il viaggio, diretti ad Haifa per la visita al Monte Carmelo. Haifa e' la terza citta' di Israele, importante polo industriale e produttivo del paese, fiorito in modo esplosivo sotto la spinta del sionismo nell'arco del secolo scorso. Con il pullmann, attraversiamo tutta la zona del grande porto; dai finestrini, scorgiamo solo cemento, torri moderne alternate a case vecchie e cadenti e, piu' in alto, appollaiati sulla collina, lunghi filari di casermoni-piccionaia. Un pugno nell'occhio! Vittorio minimizza, spiegando che Haifa non ha un aspetto molto diverso da quello che offrono altri grandi porti del Mediterraneo (discutibile). Ci spiega anche che tutto il terreno, ormai, e' stato sfruttato e non c'e' piu' posto per nuovi quartieri... a meno di non voler violare la grande area verde - oggi protetta - del sacro monte di Elia. L'unica cosa degna di nota che fotografiamo, prima di raggiungere il ristorante, e' l'eccentrico Tempio Baha’i, con le sue curatissime terrazze-giardino.

Il racconto biblico che associamo alla visita del Monte Carmelo è quello della sfida del fuoco che vede opposti Elia ai profeti di Baal. Compiuto il segno, Elia fa catturare questi ultimi e li scanna presso il torrente Kison. Un brano difficile da accettare, per un cristiano di oggi: il Dio che veneriamo come Padre buono, quello che del porgi l'altra guancia, è lo stesso Dio giudice castigatore che impone il sacrificio di quattrocentocinquanta persone, colpevoli di seguire un culto diverso da quello comandato ad Israele? Quello che oggi appare come un messaggio inaccettabile, spiega il Don, deve essere riletto in relazione al contesto nel quale il brano fu scritto: va colto il significato che sta dietro una narrazione concepita in tempi molto lontani da noi, anche e soprattutto sotto il profilo culturale.

La fatica di capire il messaggio biblico trova uno sfondo adatto nella chiesa-monastero Stella Maris dei frati carmelitani. All'interno, vi e' un grande andirivieni di gruppi di pellegrini, soprattutto ortodossi orientali e russi, che visitano rumorosamente la grotta di Elia, posta dietro l'altare. Dopo vani tentativi di estraniarci, anche attraverso la preghiera e il canto, ci ritiriamo in buon ordine verso un luogo più appartato (alla fine, lo troviamo in prossimita' dell'ingresso alla zona bagni). Alcuni si siedono su un muretto, altri si accampano per terra, sull'asfalto; il Don si prepara con la chitarra e noi con libri e canti. Gli altri gruppi, passandoci accanto, mostrano rispetto per la nostra preghiera abbassando il tono della voce.

Il commento tocca a Silvia, che cominica la sua riflessione parlando del segno del fuoco, acceso dal Signore sull'altare dell'olocausto. Spesso chiediamo a Dio di compiere grandi miracoli e non ci accorgiamo dei segni che, come fuoco, gia' sono stati accesi attorno a noi, per la nostra vita: sono coloro che ci stanno accanto. E' una grande consolazione pensare che Dio agisca attraverso le persone che incontriamo nel quotidiano. Le relazioni sono importanti: peccato non riconoscerne il valore!

Per il pranzo, torniamo nella parte bassa di Haifa, vicino alla vecchia colonia tedesca. Dopo un parcheggio a dir poco acrobatico (bravo Ahmad!), ci godiamo un ottimo e abbondante pasto concluso con un dolce tipico strabordante (ma veramente strabordante) di miele. Nota culinaria: in Israele non si mangia affatto male, nonostante la monotonia del pollo piu' salsina di ceci. Dopo il caffè (questo si' che non e' un gran che), torniamo subito in pullmann, per continuare il lungo viaggio verso Gerusalemme. Vittorio chiarisce che per ragioni di sicurezza passiamo per la costa, la Samaria purtroppo non e’ cosi’ sicura. Durante il viaggio i piu' sonnecchiano, ma c'e' il tempo di qualche chiacchiera e cosi' scopriamo che Massimo e Nicoletta si sono sposati alla tenera eta' di 23 anni, cosi' come Bruno e Luisa. Ah! Come sono cambiati i tempi... :-)

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