Pausa pranzo in un una saletta riservata di un lussuoso hotel-ristorante di Gerusalemme. I camerieri sono talmente gentili, che alla fine ci riempono con acqua fresca le nostre bottigliette vuote. Nel frattempio chiamo in ufficio per organizzare una trasferta a Stoccolma, a seguito degli accordi presi dal mio capo con la nostra controparte svedese. La partenza e' fissata per domenica e non avro' praticamente il tempo di disfare le valigie della Terra Santa. Finito il pasto, ci viene concessa una mezz'ora di relax. Molti di noi ne approfittano per una pennichella in poltrona, mentre altri fanno chiacchiere. Si fa l'ora di andare ed e' si fa anche l'ora dei saluti: Vittorio ci lascia definitivamente. Nonostante il carattere ruvido e, a tratti, persino un po' brubero, in cinque giorni s'e' guadagnato la stima e il rispetto di tutto il gruppo: preparatissimo, discreto e nello stesso molto tempo attento alle nostre esigenze. E' con gratitudine che uno ad uno passiamo a stringergli la mano. Al suo posto, ci viene presentata una signora assai simpatica, con un grande sorriso aperto, che - fin dai primi istanti - sembra promettere cose buone. A lei l'arduo compito di guidarci lungo la Via Dolorosa.
Inutile e impossibile descrivere le emozioni, personalissime, che si vivono quando la si percorre. La Via Dolorosa, con la visita finale della Basilica del Sepolcro, sono la meta e il centro di tutto il pellegrinaggio. L'ultima tappa di un percorso interiore prima che esteriore. Perche' fossimo preparati al meglio, questa mattina il Don ci ha letto una pagina di diario di un sacerdote bergamasco, che fu pellegrino in Terra Santa una quindicina di anni fa. Oggi come allora, questo il senso del racconto, non sara' facile pregare per la via crucis, sede di in un mercato arabo, tra l'indifferenza se non proprio l'ostilita' della gente, tra i rumori e gli spintoni, tra gli schiamazzi dei bambini e il mercanteggiare dei negozianti. Tuttavia, possiamo accogliere tutto questo in silenzio, come Gesu' seppe accogliere la croce su di se' e portarla fino al calvario. Anche questo e' un modo per sentirsi in comunione con Dio.
In silenzio cominciamo la nostra processione. Da non credere, quello che ci ha detto la guida è vero: ci sono persone che affittano delle croci per fare la via crucis. La prima e la seconda stazione si trovano relativamente riparate: affacciano entrambe su un cortile interno di un edificio. Ci sistemiamo nella Cappella della Flagellazione, dove leggiamo la prima e la seconda stazione della via crucis. Sul pavimento, ci viene mostrata una pietra che faceva parte dell'antica strada lastricata dei tempi di Gesu'. La guida ci indica anche alcuni segni di giochi (tipo il nostro "tris") tracciati dai soldati romani, che cosi' vincevano la noia durante i lunghi turni di guardia. Concludiamo il momento di preghiera con un canto. Per la strada, incontriamo il monastero dell'Ecce Homo, in cui e' conservata la balconata da cui si affaccio' Pilato per presentare Gesu' alla folla. Qui fu decisa la sua condanna a morte. Attraversiamo un suq variopinto e movimentato. Purtroppo, molte delle cappelle successive sono chiuse e non ci resta da fare altro che fermarci ai bordi della strada, in angoli appartati (ma spesso anche in mezzo ai piedi...), dove recitare le preghiere delle stazioni della via crucis e cantare. La gente ci guarda e i bambini ci corrono attorno, ma nessuno sembra stupirsi per quello che facciamo. E' strano. Probabilmente, nella cattolicissima Italia ci prenderebbero per pazzi e forse qualcuno potrebbe pure risentirsi, prendendo le nostre preghiere come un atto violento nei confronti di chi non crede.
Giungiamo finalmente alla Basilica del Santo Sepolcro e, prima di entrare, ci inginocchiamo in segno di ringraziamento. Da sedici secoli i pellegrini cristiani giungono qui da ogni parte del mondo, per adorare i luoghi della croce e della resurrezione di Gesu'. L'emozione e' al culmine. Come accade nella Basilica della Nativita', anche la Basilica del Santo Sepolcro è suddivisa in aree gestite da diverse chiese: greci-ortodossi, armeni, cattolici (francescani) e copti. La difficile coabitazione tra queste fazioni impedisce una gestione adeguata della struttura, che appare disordinata, disorganizzata e per certi versi malconcia (la cupola che sovrasta il sepolcro sono completamente anneriti dal fumo delle candele, ma da tempo immemore non si trova un accordo per procedere alla pulizia). All'ingresso si trova la Pietra dell'Unzione, sulla quale, secondo la tradizione, sarebbe stato unto il corpo di Gesù, prima della sepoltura. Molte donne pregano con fervore su di essa, cospargendo olio profumato e strofinando come a lucidarla: un rito greco-ortodosso.
Ci dirigiamo quindi verso una stretta e buia scalinata, che conduce verso la sommita' della collina del Golgota: un monticello di terra che si puo' paragonare a quello che si trova sulle mura di Città Alta, all'altezza della prima curva dopo Porta San Lorenzo (o Garibaldi). Chiaramente, la collina non si vede piu', poiche' è tutta avvolta all'interno della monumentale struttura che vi e' stata edificata attorno. Un enorme blocco di marmi e ori. In cima alla scalinata, oltre la cappella francescana, c'e' l'altare costruito sul luogo in cui la regina Elena rinvenne la sede della croce. Ci mettiamo in coda ad una folla di pellegrini, pigiati gli uni contro gli altri. Si sente un gran baccano. Tre donne a capo coperto spintonano gridando qualcosa, intuiamo che vogliono a tutti i costi passare avanti e le lasciamo andare. Poi, ci mettiamo in riga e formiamo una specie di muro umano, imponendo che si rispetti la fila. Naturalmente, in tutto questo non è facile mantenere quel briciolo di spiritualità che si dovrebbe avere di fronto ad un luogo come questo. Molti guardano la croce che sorride di queste nostre fatiche. Per fortuna la via crucis ci ha dato una sana dose di pazienza e, chi riesce, si chiude in un silenzio interiore. A turno, ci chiniamo sotto l'altare per baciare il punto in cui venne piantata la croce e ci allontaniamo appena in tempo, prima che arrivi una processione di francescani e che la cappella venga temporaneamente chiusa.
La fila di pellegrini che troviamo davanti al Santo Sepolcro e' anche piu' scoraggiante: ad occhio e croce, quella che abbiamo di fronte e' una coda da circa un'ora e mezza d'attesa. Dovendo celebrare la messa tra meno di un'ora, decidiamo di rimandare la visita al sepolcro in un momento successivo. Siamo liberi di girare o meditare o, semplicemente, riposarci nei paraggi. Il peso della giornata (tra le altre cose, caldissima: il termometro all'ora di pranzo segnava 41 gradi), in effetti, inizia a farsi sentire. Decido di girovagare per la Basilica, finche' trovo un posto tranquillo dove leggere la mia lonelyplanet.
La messa che celebriamo è semplicemente sublime e commovente, per il senso di comunione che riusciamo a creare. Nell'attimo in cui ci stringiamo tutti attorno all'altare sento rompersi un equilibrio e, anche per me, arriva il tempo delle lacrime. Massimo intona, senza musica, l'Exultet e ci regala un altro momento speciale. Nelle intenzioni che recitiamo ad alta voce, ricordiamo tutti coloro che sono rimasti a casa e che ci hanno raccomandato una preghiera, i nostri morti, Don Remo, che sappiamo stare un po' meglio. Ma preghiamo anche per noi, perche' questa nostra esperienza porti dei frutti. Questo e' un luogo santo: le preghiere arrivano molto più in alto... Passiamo di nuovo accanto al sepolcro, ma la fila è sempre quella, o forse peggio. Rinunciamo, ma qualcuno ci tiene troppo per non provarci. Manu riesce a passare avanti e con lei ci sono Beppe, il Roby e suor Lucia: una piccola comitiva in rappresentanza di titto il gruppo! Una volta usciti, abbracciano tutti noi che siamo rimasti fuori per trasmetterci un poco dell'emozione provata al cospetto di quel luogo santo.
E' sera. Ci ritroviamo di nuovo tutti sulla terrazza, per fare il bilancio di questa giornata e dell'intera settimana trascorsa insieme. In molti esprimono soddisfazione e si dicono sorpresi e felici dell'affetto che si è creato tra noi. Il Don segue con interesse i primi interventi, poi crolla per la stanchezza. Bruno tira la nota stonata: rispetta e ammira le sensazioni che in molti hanno provato, ma niente estasi per lui. La nostra Roby, non fa una piega e se la ride come sempre.
4 commenti:
mmmhhhhhh...."bruno tira la nota stonata"........
ripeto che non volevo offendere nessuno, con quell'affermazione...ma per me il pomeriggio della via dolorosa è stato "sconvolgente"...
in mezzo a quel mercato e quella confusione sul golgota e al s.sepolcro mi sono veramente "incazzato" e se fossi stato dio per qualche secondo...LI AVREI INCENERITI TUTTI!!!!!! un pò di silenzio e raccoglimento!!!!!!
Anche le note stonate ci vogliono, e ci vuole coraggio a dire la propria fuori dal coro. Il tuo commento e quello di Dino che, l'ultima sera, ha pensato bene di chiudere la messa con una bella dose di sano realismo alla S. Tommaso, hanno dato equilibrio al pellegrinaggio. Io sono partita con grandi aspettative e, al mio ritorno, pensavo di non aver ricevuto quello che chiedevo da questa esperienza.
Una settimana dopo il rientro mi sono resa conto di non riuscire a togliermi dalla testa niente di quello che abbiamo vissuto. Ancora adesso ci penso e potrei ripercorrere attimo per attimo. Estasi in differita! Insomma, ben lungi dall'offendermi per quello che hai detto, ti ringrazio per la tua sincerità che ha detto molto di te, anche se affermi di non esprimere mai le tue emozioni.
Manu (e a voi indovinare quale...;-)).
non è importante indovinare chi sei...(l'è mìa ira) immaginiamo che sia una persona sola che mi risponde, con i pensieri di due, uniti insieme e coaugulati al meglio..(miihhh che paroloniiii),
anche io, nonostante allora dissi quella frase,ho portato a casa con me più di una sensazione di pace e di tranquillità interiore, che mi auguro duri nel tempo..e sicuramente,per trovare un giorno quell'"ESTASI",sarà bellissimo fare un'altro viaggio nella ns. terra santa, anche se come tu dici, il ricordo del viaggio è vivo nei ns. cuori!ciao ..ma forse sai che ...però ..penso che tu sei...mmhhh
Roba da non crederci...
http://www.corriere.it/esteri/08_ottobre_15/santo_sepolcro_73744aa0-9ac7-11dd-8bde-00144f02aabc.shtml
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