domenica 20 aprile 2008

Domus galilaeae

Prima di piegare verso Cafarnao, percorriamo la strada fino a discendere verso la cima di una collina piu' bassa, poco distante, dove sorge la Domus galilaeae, la casa dei Neocatecumenali. Ringrazio di cuore Claudio per aver suggerito al Don la sosta in un posto pieno tanto interessante e pieno di sorprese.

Dopo qualche minuto di attesa al cancello, ci viene in contro Giuseppe, un giovane seminarista dall'accento romano e dai modi molto gentili. Ci fa accomodare nell'atrio d'ingresso, una grande ambiente illuminato dal sole, bianco e pulito, con pavimenti tirati a lucido ed un gioco di geometrie che sembra fatto per riposare gli occhi. Al centro della stanza, ribassati rispetto al pavimento, un quadrato di divani scuri contrasta piacevolmente con la dominanza di colori chiari. I quadri colorati alle pareti indicano gli ingressi alle stanze attigue. In alto, di fronte a noi, campeggia una scritta:
Il Signore vi stava aspettando su questo Monte
E' il pensiero espresso da Papa Giovanni Paolo II, quando nel 2000, all'epoca del suo pellegrinaggio in Terra Santa, visito' questo posto. Ed è proprio cosi'. Nella casa regna un'atmosfera serena, che invita a fermarsi e a contemplare la bellezza della terra di Galilea, delle sue colline brulle, coperte di prati e vegetazione bassa, del suo lago azzurro e calmo.

La visita prosegue. Giuseppe ci mostra la stanza chiamata "Santuario della Parola". Qui un leggio domina una serie di seggi, quasi dei troni, in legno massiccio. Dal soffitto pendono lucerne e le pareti mostrano una superficie rugosa che ricorda il ventre materno. Sul fondo della stanza una parete liscia, a significare il peccato che ci impedisce di superare i nostri limiti, è spezzata al centro da un tabernacolo.

La stanza successiva e' ancora piu' sorprendete. Si tratta della chiesa della domus, dominata sul fondo, alle spalle del leggìo e dell'altare, da un grande dipinto riproducente un'antica icona ortodossa dell'Apocalisse. Ai lati, due grandi finestre fanno luce su tutta la stanza e permettono una fuga visiva di incantevole bellezza. Ma l'occhio e' inevitabilmente attratto, in modo quasi magnetico, da quello splendido dipinto. In effetti, la mancanza delle consuete linee prospettiche, le grandi dimensioni, nonche' la direzione degli sguardi di quasi tutti i personaggi pongono l'osservatore naturalmente al centro della scena. Tutto l'insieme sembra avvolgere come in un abbraccio tenero. Oltre ai personaggi più classici di raffigurazioni dell'apocalisse, in basso a destra, si nota un personaggio senza volto che se ne sta legato ad una colonna. E' il simbolo dell'attaccamento dell'uomo ai beni materiali, che oscura la capacita' della mente di vedere Dio.

Proseguendo oltre, entriamo nella sala delle conferenze, caratterizzato da una pianta circolare. Il pavimento è una scalinata lievemente degradante verso il centro, rivestita da suffice moquette blu. Viene voglia di sdraiarcisi sopra. In questa sala, nel corso degli anni, si sono svolti incontri dei sacerdoti di molte terre, venuti fino a qui per trovare un luogo idoneo in cui discutere di vari temi soprattutto inerenti l'evangelizzazione. Giuseppe parla, in particolare, della questione dell'apostolato in terre "vicine", come i paesi del Nord Europa, dove c'e' piu' bisogno che altrove di riportare la parola di Dio. Quanta terribile solitudine, tra quella gente, che si traduce in un alto tasso di suicidi. Rimettiamo in moto la missio ad gentes. L’adorazione perpetua...

La sala che ci colpisce di piu' e' pero' la biblioteca, una stanza circolare con al centro un'imponente cupola di vetro massiccio blu. Sotto la cupola, su un leggio rivolto verso la vetrata che guarda verso il lago, è posta un'antica Torah, a rammentare che la Parola deve essere sempre messa al centro della vita (che bella provocazione, questa Torah venerata dai cristiani nella terra degli ebrei!). La volta della cupola, a comando, si illumina di piccole luci cosparse in modo tale da mimare il cielo stellato. Attorno alla cupola, scaffali pieni di libri fino al soffitto e scritte in ogni lingua, ad evocare l'universalità della Parola.

All'esterno della casa, una lunga scalinata sembra voler scendere fino al lago. Su questa scala sono riportati i nomi di tutti coloro che hanno concluso qui il loro percorso da Neocatecumenali. Dalla spianata in cima della scala si domina un complesso che accoglie i seminaristi, al centro del quale troneggia una statua raffigurante Gesù che ammaestra i discepoli. Le statue sono alte quasi tre metri! Il complesso scultoreo, in bronzo, raffigura l'adorazione perpetua che deve essere il fine di coloro che giungono in questo luogo.

Questa domus e' un monumento alla Parola di tale bellezza da lasciarci a bocca aperta. Giuseppe, che con il suo entusiasmo e facondia sembra essere parte integrante e viva del monte delle beatitudini, ci spiega che l'estetica, l'attenzione al bello, aiuta a far riscoprire all'uomo la sua origine divina. L'etica della bellezza (come diceva anche Dostojevski) salvera' l'uomo, riavvicinandolo a Dio.

E dire che, visto da fuori, non avrei dato due soldi a questo posto!

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