sabato 19 aprile 2008

Nazareth

Colazione abbondante, alla “continentale”. Siamo alloggiati in un kibbutz poco fuori Nazareth. La guida (Vittorio) per il momento non si sbottona troppo su cosa e’ un kibbutz e come e’ organizzata la vita all’interno di questo tipo di insediamenti. Tutto a suo tempo, ci ripete. La giornata e’ bella, leggermente brumosa, ma la temperatura e’ perfetta. Cominciamo la giornata sul pullmann con le lodi del mattino e la lettura di alcuni passi del Vangelo. Sono le 07:30 e abbiamo gia' in mano libretti azzurri e sacre scritture: accidenti, questo viaggio parte in salita!

Nazareth appare come una citta’ a maggioranza musulmana. Ma dove sono gli ebrei? Possibile che per la Pasqua ebraica se ne siano andati tutti in vacanza, fuori citta'? Mentre saliamo verso la basilica dell’Annunciazione un vecchietto chiede l’elemosina, suonandoci un pezzo di valzer di Strauss. L’accostamento e’ curioso.

Avanziamo. Per raggiungere la chiesa, e’ necessario passare per il suq locale. Non tutti i negozi sono aperti e per la stradina stretta e buia non c'e' molto traffico, tuttavia il mercato (o meglio, il bazar) sembra provvisto di tutto, soprattutto vestiti, articoli per la casa e generi alimentari. C'e' persino un quarto di manzo esposto in bella mostra proprio in mezzo alla strada. Negli occhi di tutti si puo' leggere chiaramente una domanda: ma dove siamo finiti? Siamo sicuri che ci stiamo incamminando verso la chiesa? Anche Claudio, che pure e' pratico di questi posti, sembra avere un'espressione perplessa.

Finalmente, raggiungiamo l'antica sinagoga ebraica: probabilmente Gesu’ si e’ formato dal punto di vista religioso in questo luogo. Ora e’ un luogo di culto gestito da cristiani greco-ortodossi. Facciamo qualche canto e il Don celebra il rito dell'imposizone delle mani sul capo, per ricordarci che Dio e' sempre presente su di noi. Si entra nel vivo del nostro pellegrinaggio religioso.

Basilica dell'Annunciazione, sulla cui facciata campeggia l'iscrizione:
Angel domini nuntiavit mariae
Verbum caro factum est

Et habitavit in nobis


Dentro la chiesa, che e' la piu' grande del Medio Oriente e uno dei piu' importanti santuari cristiani del mondo, fedeli francesi e italiani formano una sola processione davanti alla grotta di Maria, dentro la quale l’angelo apparse a Maria, dandole l’annuncio del concepimento di Gesu’. In sostanza, si tratta di tre chiese, costrutite una dentro l’altra, secondo un mix di stili moderni (in qualche modo, ha qualcosa in comune con la nostra chiesa, a Monterosso! Sara' che sono state costruite nello stesso periodo?). La grotta si trova nella parte bassa, che ingloba i resti dell'antica chiesa bizantina. Noi celebriamo la nostra prima messa nella parte superiore. Qualche fatica con il canto e la chitarra: Marina va un po’ in tilt sugli accordi da suonare e il Don prova a consolare lei e noi ricordando che "Dio e’ venuto in mezzo a noi e ha accettato di incontrare anche la fatica umana". Si sente il vociare di altri gruppi. Visitiamo la grotta di San Giuseppe e il vecchio fonte battesimale (mikveh). Mi impressiona la vista di tutti quei dollari sotto la grata. Qualcuno ci ha perso anche gli occhiali da sole! Decisamente, questi primi momenti di Terra Santa non mi fanno una bella impressione.

Assai migliore impressione me la fa Edward, il custode del museo archeologico collegato alla basilica che e’ un pozzo di scienza ed e' prodigo di spiegazioni molto interessanti. La "signora" disegnata sulla roccia in epoca pre-bizantina permette di collegare il luogo al vangelo ed in particolare alla Madonna. Nazareth era un borgo di pastori con circa 400 abitanti, lo dimostrano gli scavi che portano alla luce le grotte coeve a quella venerata nella Basilica. Gesu’ nasce in una stalla, cioe’ in un ambiente tutto sommato “normale” per quell’epoca, considerato l'aspetto che avevano le "case" di quel tempo. Canto in francese del duo Don-Massimo. Bravi!

Dieci minuti di liberta' (finalmente!) che sfruttiamo per gironzolare nella corte attorno alla chiesa. Sui muri perimetrali sono appese delle rappresentazioni della Madonna col bambino provenienti da tutto il mondo. Affascinati, soprattutto, quelle dell'estremo oriente. Momento curioso, quando incontriamo gli ufficiali indiani dell’ONU che simpaticamente si prestano prima ad una foto con la nostra Manu e poi ad una foto di gruppo. Non ci scambiano neppure una parola in una qualche lingua comune, ma i sorrisi valgono quanto un'enciclopedia. I caschi blu, per l’occasione, sono turbanti blu

Torniamo verso il pullmann. Sulla strada, incontriamo gente che capisce subito la nostra provenienza. Un negozio di barbiere ha l'aspetto dei nostri negozi di barbiere di almeno vent'anni fa. Profumi di spezie si spandono nell’aria. E' mezzogiorno e verrebbe voglia di farsi un bel kebab. Una sposa polacca ("lunga", come dice Bruno) si aggira col seguito di parenti e amici. Luca (il “vecchio”) fa i suoi primi acquisti e compra una kefiah per cinque euro, avendo contrattato il prezzo iniziale di sette euro. Per questo inizio di pellegrinaggio, non si puo' dire che siano mancate le sorprese e le emozioni!

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